PIER FRANCESCO GIANOLI (1624-1690)

Pier Francesco Gianoli nasce a Campertogno, in frazione Piana, il 29 marzo 1624, da Giovanni Gianoli e Caterina Gallizia.

 

Il suo numeroso nucleo famigliare comprendeva il nonno Pietro, mercante, lo zio Giacomo (con relativa famiglia), mercante a Oleggio, il padre Giovanni, mercante a Milano, e i fratelli Marta, Maria Maddalena, Carlo, Giovanni Battista, Giacomo, Giovanni Antonio e Margherita, tutti nati a Campertogno tra il 1623 e il 1638.

 

Pier Francesco Gianoli rimane nella casa paterna in Valsesia fino al 1640, quando la famiglia, superata l’emergenza della fase più critica della peste, si trasferisce a Milano dove i Gianoli sono attivi da tempo nel commercio di ori, argenti, sete e tessuti nel quartiere di Porta Romana. Qui frequenta il pittore Carlo Antonio Rosso fino alla morte di quest’ultimo, nel 1648; si sposta poi a Roma, plausibilmente nel 1650, anno giubilare, dove frequenta la scuola di Andrea Sacchi, il più famoso pittore classicista del tempo. Nel 1652 risulta rientrato a Milano, dove apre il suo studio nella zona di San Paolo in Compito e sposa Anna Severina Como.

 

Nel 1654, torna con quest’ultima in Valsesia: al suo rientro concorrono plausibilmente il ritiro del padre Giovanni dall’attività mercantile milanese, affidata ai figli Giovanni Antonio e Giovanni Battista, emancipati nel 1654, i rapporti privilegiati con la famiglia Gibellini, che lo assumerà come pittore di fiducia, e in particolare con l’abate Carlo Francesco, canonico del duomo di Novara, e l’interesse di Pier Francesco a inserirsi nel grande cantiere del Sacro Monte di Varallo dove, dopo la morte di Morazzone e Antonio d’Enrico, manca una figura di riferimento.

 

Nel 1655 ottiene l’incarico di affrescare la cappella di Sant’Anna, poi demolita nel 1934, nella quale lavora con lo scultore valsesiano Gaudenzio Sceti, mentre l’anno successivo è attivo nella cappella di Gesù condotto al Pretorio (32). Al momento del saldo, nel 1658, gli viene assegnata anche la decorazione del vano di Gesù condotto per la seconda volta davanti a Pilato (29), la cui esecuzione risulta tuttavia rinviata più volte e conclusa solo nel 1679; dal Sacro Monte di Varallo passerà a quello di Orta, affrescando l’oratorio dell’Addolorata nel 1680.

 

Il 1658 è anche l’anno nel quale Gianoli fissa la sua residenza definitiva e il suo studio a Varallo. A partire da questo momento, assume a bottega alcuni allievi che gli permetteranno di affrontare le numerose e prestigiose committenze a servizio di Confraternite, oratori, chiese, privati, producendo centinaia di dipinti, prevalentemente di soggetto religioso, che ne tracciano un’intensa attività nel novarese e in Valsesia, dove raccoglie l’eredità lasciata da Tanzio da Varallo imprimendo nella cultura pittorica locale una svolta classicista che evolverà, con esiti sempre più personali, mescolando la tradizione romana e la lezione dei grandi maestri del Seicento lombardo.

 

Pier Francesco Gianoli muore a Varallo il 18 dicembre 1690: come da indicazione testamentaria, è forse sepolto nella cappella della Confraternita del Santissimo Sacramento nella collegiata di San Gaudenzio. Lascia due figli, Caterina e Carlo, quest’ultimo avviato alla pittura ma morto prematuramente nel 1693 a soli diciotto anni, dopo aver ereditato lo studio e la quadreria del padre.